lunedì 11 giugno 2012

Grappoli di incoscienza


Grappoli di incoscienza
resi sterili dal fortunato scorrere del tempo.

Ultimamente mi sono fermato a riflettere,
in particolare su di un avvenimento della mia vita,
vi riporto i fatti.

Avevo circa 15 anni, fine settembre, pomeriggio inoltrato.
Giornata ventosa, con mare agitato.
Spiaggia quasi deserta, perfetta per una partita di pallone.
Dopo circa mezz'ora di gioco,
grazie alla spavalderia del bello della situazione,
il pallone vola in mare, la forte corrente lo spinge lontano.
D'istinto il più piccolo del gruppo,
appena tredicenne si lancia in mare.
Inizia a nuotare veloce, tutti gli urliamo di ritornare.
Lo vedo allontanarsi tra le onde,
lo vedo, poi non lo vedo.
D'istinto mi tuffo, io sono più grande,
nuoto, la madre lo ha affidato a me,
nuoto, sento la sua voce "mi raccomando Joshua",
nuoto più forte, non lo vedo più non vedo il pallone.
Nuoto ancora più forte, non lo vedo, non lo vedo.
Nuotavo, piangevo, nuotavo,
mi sentivo morire, ero certo di morire.
Stavo per perdere le forze, quando lo vedo,
aggrappato al pallone, lui ormai esausto.
Non so chi mi abbia dato la forza,
me lo sono chiesto tante volte.
Sono riuscito a raggiungerlo, aggrappati
al pallone facendoci forza a vicenda,
piano, lentamente siamo tornati a riva.

In quegli attimi fatali ne siamo usciti miracolosamente vivi,
ben altra sorte sarebbe potuta toccarci,
solo se ci ripenso, rischiare la vita,
per stupidità, per incoscienza, per un pallone di poche lire.

Si tratta di un attimo,
tu non puoi niente, il destino?

Se vi fermate a pensare,
c'é stato un avvenimento nella vostra vita
che avrebbe potuto prendere una piega diversa?

Se esistiamo non possiamo fare altro che ringraziare Dio.

Incomprensioni

Ti sei mossa nel mio cuore con un bulldozer,
il fragore, gli scoppi, il dolore.
Il danno è stato totale.

Silenzi lunghi, non eterni ma interminabili.

Una parete di seta nera, seta-mare, tesa allo spasimo,
il buio, distesi su di essa, si distesi,
verticali ma distesi, spiaccicati.

Tempi non vissuti.

L'uno accanto all'altra,
nessun contatto, nessun rumore,
nessun movimento.
Essere consapevoli della presenza,
ma non poter agire, paralizzati,
sordi, muti ... ma vedenti,
vedenti nel buio più assoluto.

Le pupille si muovono in ogni direzione,
in un ritmo frenetico, convulso,
alla ricerca di un punto di luce ...
... di un punto di contatto.

Luna


Luna non sei più la stessa.

Ti guardo ... no, il mio sguardo scivola,
sfiora la tua bianca faccia.
Non mi fermo più a cercare tutti i tuoi dettagli,
specialmente quando sei bassa all'orizzonte,
quando sembri gigante, immensa.

Non resto più, come un tempo, incantato,
incantato a guardarti, a farti domande,
a cercare di carpire la tua flebile voce.

Non riesco più a fissarti senza provare
una tristezza, un senso di vuoto,
di mancanza, un senso d'affetto strappato.

No Luna, tu sei sempre la stessa,
bella più che mai, fantastica, incredibile,
faro e rotta per tutti i sognatori e naviganti.

No, no, la colpa non è tua,
forse ... sicuramente della mia instabilità emotiva,
del nostro comune bisogno di affetto.

Sono io che sono cambiato,
la colpa è solo mia ...
... ciao amica Luna ... a presto.

Amore bello

Ciao amore bello,
oggi per te ho composto uno stornello.
Ho scritto la parola amore
con le lacrime di gioia del mio cuore.
Nelle lacrime ho aggiunto delle stelle
perché fossero per te più belle.

Ho chiuso gli occhi per vederti ballare,
ti rincorrevo per poterti abbracciare,
ti cingevo per poterti baciare,
tu con amore mi lasciavi ascoltare
il battito del tuo cuore.

Per te amore mio,
dagli stagni, ad uno ad uno,
ho raccolto i riflessi della luna.

Caro amore bello,
quando un dì ti incontrerò
il mio stornello ti leggerò.

Non voglio più


Non voglio più vedere i tuoi occhi ...
... più sentire la tua voce ...
... più incontrare il tuo odore ...
... non voglio più averti vicina.

Non devo più incontrare i tuoi grandi occhi ...
... più ascoltare la melodia della tua voce ...
... più cercare il tuo profumo ...
... non devo più impazzire per il calore del tuo corpo.

Non posso perdermi nell'azzurro dei tuoi profondi occhi ...
... essere cullato dalle dolci note della tua voce ...
... vagare tra gli incredibili profumi del tuo corpo ...
... non posso sentire il tuo sensuale abbraccio.

No ... no ... non voglio!
No ... no ... non devo!
No ... no ... noooh ... non posso ... non posso non amarti.

La principessa Fagiolino

Questa è una delle favole che ho inventato per mia figlia.
Quando è sera, prima di andare a letto,
spesso mi chiede di raccontarla,
"papà papà che fa la principessa Fagiolino?"
Allora io:
La principessa Fagiolino è una bambina piccola piccola
che vive in un castello grande grande ai margini
di un bosco immenso, sconfinato.

Fagiolino è piccina picciò,
ha lunghi capelli biondi biondi,
occhi verdi verdi ed è buona buona buona.

Fagiolino ha una matrigna cattiva cattiva,
il suo nome è Rosasmunda.

Rosasmunda aveva sposato il re Fagiolo, padre di Fagiolino,
quando la bambina aveva solo 2 anni.
Rosasmunda è di una cattiveria ed avidità senza pari.

Rosasmunda era talmente cattiva che vietava qualunque cosa
alla piccola Fagiolino, non le permetteva di giocare con gli
altri bambini, le faceva sempre fare le faccende domestiche
e la rinchiudeva spesso nella torre più alta del castello
per giorni e giorni.

Il re Fagiolo era sempre impegnato con la politica e la
caccia e non capiva cosa la piccola dovesse sopportare.

Meditava da tempo, la piccola Fagiolino di fuggire.
Un bel giorno, una mattina molto presto, quando tutti
dormivano, Fagiolino prese coraggio e scappò.

Scese le cento scale che la separavano dalla porta principale
del castello, ma arrivata nelle vicinanze dell'immensa porta
capì che non sarebbe mai riuscita ad aprirla.
Fortuna volle che alcuni camerieri attendevano i garzoni
per le consegne giornaliere, approfittando della confusione
Fagiolino riuscì ad attraversare la porta.

Dopo tanto tempo finalmente la piccola era fuori dal castello.

Senza perdersi d'animo Fagiolino entrò nel bosco tutta contenta
ed incominciò a camminare.

Cammina cammina cammina, la piccola incontrò tanti animaletti
uno più buffo e simpatico degli altri.

Cammina cammina cammina, Fagiolino vide un sacco di fiori e piante
che non aveva mai visto nè immaginato.
I fiori erano bellissimi, di tutti i colori dell'arcobaleno,
alcuni fiori sembravano farfalle.

Cammina cammina cammina, ormai si stava facendo notte e
la piccola incominciava ad avere un pò di paura e tanta fame.

Fagiolino si fece coraggio e continuo a camminare.
Ad un certo punto sentì una voce che proveniva da dietro
una siepe "Qui bello, vieni qui Gigante.".
Fagiolino si aprì un varco e vide un bimbo biondo biondo piccino picciò
che giocava con un cane piccino picciò.

Senza aver paura Fagiolino si avvicinò e si presentò.
Fagiolino gli raccontò tutta la sua storia.
Il bambino si chiamava Pisellino ed era figlio
del boscaiolo Quercia che abitava nel bosco.

Pisellino ...

Aaahh che sonno !!
"Papà papà e poi, dai racconta"
Stavo addormentandomi, va bene.

... Pisellino portò a casa sua Fagiolino e
la presentò ai suoi genitori.
Fagiolino si trovava bene con Pisellino ed i suoi genitori,
i quali pensarono di tenerla con loro.

Passarono gli anni, Pisellino e Fagiolino si fecero grandi
(rimasero sempre un pò piccini picciò) studiarono,
si iscrissero all'università.
Pisellino si laureò in Economia e Commercio ed aprì
uno studio nella vicina città.
Fagiolino si laureò in Veterinaria ed aprì un studio nel bosco.

Fagiolino e Pisellino si sposarono ed ebbero tanti figli
piccini picciò e vissero felici e contenti in una bella casa piccina picciò.

"Buona notte angelo mio".

L'ingranaggio fantastico ...

... è il più piccolo degli ingranaggi mentali.
E' formato da sole due rotelle ma è alimentato direttamente
dalla 'fornace delle emozioni'.
Diversamente dagli altri ingranaggi, è costituito d'oro
puro completamente intarsiato di gemme rosse e verdi, un gioiello.
Quando la 'fornace' è attiva l'ingranaggio fantastico
crea dei magnifici effetti caleidoscopici.

In alcune persone quest'ingranaggio non è mai
stato attivato, in altre sporadicamente.
La difficoltà sta, oltre nell'avere la chiave per attivarlo,
nel mantenerlo vivo per lunghi periodi.

La vita non ci permette di poter sempre fantasticare.
Se vuoi riuscire a mantenere un contatto con la realtà devi per forza,
ad un certo punto, bloccare 'l'ingranaggio fantastico'.

Il blocco può essere cosciente o 'incosciente',
nel mio caso è stato incosciente, non ricordo né quando
né dove, ma ad un certo punto la mia mente non 'costruiva'
i miei fogli volanti.

Una delusione importante, la perdita di una persona cara,
modificano geneticamente 'la fornace delle emozioni'.
Modifica su modifica, la fornace, che alimenta i sogni,
inizia a creare visioni alterate che fanno male, molto male.

Per difesa naturale, il corpo cerca di bloccare 'l'ingranaggio'.
Si è molto fortunati se ci si riesce, altrimenti sarebbe un sicuro
vagare senza meta, persi nello spazio buio delle ansie e delle inquietudini.

Il corpo ha fatto il suo dovere l'ingranaggio è bloccato.
Per sicurezza, copre il pannello di controllo, dell'ingranaggio,
con rovi di pure spine, per ricordarti il dolore.
Tu vorresti accendere l'ingranaggio per cercare di astrarti da
altri nuovi dolori ma non lo fai per paura di riportare a galla
vecchie e nuove ansie.

Qualche anno fa affrontavo un bruttissimo periodo,
con in mano un bel libro mi sono ricordato dell'ingranaggio.
Ho dovuto prendere una decisione.
Sono penetrato attraverso
la folta selva di rovi senza apparente dolore,
ho esitato un istante, rassicurato ho acceso l'ingranaggio.
Immediatamente una luce verde con sprazzi rossi ha inondato la
mia mente, sentivo che l'ingranaggio era ripartito.
Delle crisalidi nero pece sono emerse dalla luce, tutte le mie
inquietudini, ho avuto una paura indescrivibile
che potessero generare mostri incredibili.
Lentamente, le crisalidi si sono aperte mostrando delle bellissime
farfalle, 'voleggiando' nella mente dipingevano gli scenari fantastici,
il tempo aveva fatto il suo corso depurando la fornace.

Grazie tempo, almeno questa volta devo ringraziarti.

In carrozza, il motore è a posto ... si riparte.